La coleslaw non è altro che una insalata di cavolo crudo legata da una ricca salsa.
Negli Stati Uniti è particolarmente apprezzata e le varianti degli ingredienti sia dell’insalata che della salsa sono infinite: la base è formata ovviamente dal cavolo (in questo caso cappuccio) con un po’ di carote per dare colore, a stretto giro si trovano di solito le cipolle, mentre tutti gli altri ingredienti come a esempio il mais sono a discrezione del cuoco. Le salse per legare più famose sono di solito a base di maionese, di latticello o di panna acida, ma nessuno vieta di usare lo yogurt o un condimento più esotico come la salsa di soia.
La coleslaw può essere usata sia come insalata di accompagnamento che come ripieno a sé stante magari di golosi panini. Nell’immaginario collettivo la morte della coleslaw è accanto al pollo fritto così come viene servita in una nota catena di fast-food, ma devo dire che l’ho usata con il pollo alla griglia (o al forno) marinato precedentemente nel limone, aglio e peperoncino e non sfigura per niente.
Provatela accanto a un bel bicchiere di Silver Green, tè verde del Darjeeling che con le sue tipiche note “occidentali” ben sostiene la ricchezza pungente di questo piatto.
Alba suggerisce un calice di Passerina, vino bianco giovane e fresco, piuttosto morbido e con un bouquet dalle note vegetali e di frutta a polpa bianca.
Valeria