Risotto al Raboso con radicchio e Asiago

Un bel risotto cremoso, gustato caldo al punto giusto, rientra a pieno titolo tra i piatti più graditi in inverno. Accostato a verdure e formaggi come in questa versione riscalda l’intimità di una cena a casa e aggiunge una nota ancora più calorosa accendendosi di rosso!

È un piatto per chi ama i contrasti, un risotto austero ma delicato.

Il vino che ho scelto e il radicchio trevigiano colorano i chicchi e conferiscono a questo risotto un leggero retrogusto amarognolo che però si stempera perfettamente grazie all’Asiago che compensa con le sue doti di morbidezza e tendenza dolce.

Consiglio in abbinamento lo stesso vino usato in preparazione, dunque un Piave Raboso, tipicamente fresco e invitante, succoso, con una bella nota sapida e tannini vellutati.

Valeria propone in abbinamento una tazza di Kukicha, tè giapponese di steli dai tannini morbidi che ben si abbina al gusto tipico dell’Asiago.

Alba

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  • 180 grammi di riso Carnaroli
  • 200 grammi di radicchio rosso di Treviso
  • 30 grammi di burro
  • ½ cipolla bianca
  • ½ bicchiere di Raboso
  • 600 ml di brodo di carne
  • 2 cucchiai di parmigiano grattugiato
  • 40 grammi di Asiago

Lavate le foglie di radicchio, asciugatele e tagliatele a pezzetti, poi fatele appassire a fuoco dolce in una noce di burro, insieme alla cipolla tagliata sottilmente e un pizzico di sale.

Quando la cipolla inizia a rosolare, aggiungete il riso e tostatelo per qualche minuto; versate il vino, alzate la fiamma e fatelo evaporare del tutto.

Abbassate la fiamma e portate a cottura il risotto unendo poca per volta il brodo bollente.

Quasi a fine cottura regolate di sale se necessario e aggiungete l’Asiago tagliato a cubetti.

Fuori dal fuoco, mantecate il risotto col burro rimasto e il parmigiano grattugiato.

Mescolate, coprite la casseruola e lasciate riposare per qualche minuto prima di servire in tavola.

Torta di riso con spinaci e funghi

I funghi vivono in simbiosi con le piante così come io vivo in simbiosi col divano in questo periodo di mezza stagione. Ancora frastornata, trascorro il fine settimana combattuta tra la voglia di riprendere dalle cose lasciate a metà e il bisogno di concedermi ancora una pausa, un momento di pigrizia.

I raggi tiepidi del sole settembrino mi hanno spinto ad uscire, a fare un giro al mercato.

Il bottino è stato un sacchetto di carta pieno di funghi misti che ho deciso di mescolare in questa torta salata in modo da sentire gusti diversi e diverse consistenze.

Con tutta la calma necessaria mi sono messa a raschiare i gambi e a strofinare i funghi con un panno umido: la splendida aromaticità che si sprigionava annunciava in modo inconfondibile la personalità di questo piatto autunnale facile nella realizzazione ma saporito ed appagante.

Consiglio in abbinamento un Ruchè di Castagnole Monferrato, vino rosso dal profumo intenso, caldo e armonico al palato, sottile la trama tannica e piacevole la mineralità.

Valeria invece propone una tazza di Russian Caravan, tè leggermente affumicato che ben sostiene il gusto cremoso dato dalle uova e dai funghi.

Alba

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Torta salata di riso con spinaci e funghi

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Paella de mariscos

La Paella nasce a Valencia da un’antica tradizione contadina. Nasce dalla necessità di sfamare con un bel piatto completo e nutriente i lavoratori delle risaie.

Riso, verdure e carni bianche erano dunque all’origine di questa pietanza, oggi nazional-popolare, che invoglia anche i turisti e gli aficionados delle abitudini iberiche.

Ne esistono numerose, stuzzicanti varianti arricchite da pesce e crostacei, aromatizzate dall’imprescindibile, prezioso zafferano, introdotto per la prima volta in Spagna dai Mori.

Al di là del gusto personale, la bontà e il valore di una paella nascono dalla scelta delle materie prime tipiche del luogo in cui viene preparata. Va da sé che l’entroterra spagnolo offre carni e selvaggina, mentre le zone costiere propongono pesce, molluschi e succulenti crostacei.

SONY DSCLa paella prende il nome dal recipiente di metallo (solitamente in ferro) nel quale viene cotta, detto in valenciano paellero. Si tratta di una padella larga e poco profonda munita di due impugnature laterali. Durante le feste di paese non è insolito vederne di enormi, dal diametro fino a due metri!

La paella NON è un risotto, quindi non deve presentarsi cremosa, di conseguenza la scelta del riso è fondamentale. Andrebbe utilizzato il cosiddetto riso Bomba, una varietà di riso spagnolo assai pregiato, dai chicchi piccoli e tondi che contengono una quantità di amido inferiore rispetto alle altre cultivar. Assorbe molta acqua e trattiene i sapori senza tuttavia sfaldarsi o incollarsi durante la cottura. I chicchi restano ben separati e non si attaccano al fondo.

Trovare in Italia il riso Bomba non è impresa facile; potreste provare nei negozi specializzati in prodotti d’importazione. Se la ricerca risultasse vana, vi consiglio di optare per il riso parboiled, un riso che tiene molto bene la cottura e non rilascia amido.

La procedura per approntare questa ghiottoneria è un tantino lunga ma ne vale davvero la pena.

Se avete voglia di una serata a tema spagnolo o se il desiderio di partire per la Spagna vi solletica, o se i frutti di mare sono la vostra passione, la paella di mariscos non può mancare.

Infine, volendo proprio esagerare nella presentazione,potreste sostituite i gamberoni con gli scampi.

Accertatevi che tutti gli ingredienti siano freschissimi e seguite la ricetta passo passo, magari sorseggiando una copa de sangria ghiacciata 🙂

Consiglio in abbinamento un Riviera Ligure di Ponente Pigato, vino bianco dall’assaggio avvolgente e di lunga persistenza che sfuma in un finale fresco e di garbata sapidità.

Valeria suggerisce di abbinare a questa festa per il palato, un bicchiere di Gyokuro, pregiato tè verde giapponese che con il suo particolare gusto dolce e umami esalta splendidamente i crostacei e lo zafferano.

Alba

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O-Bento con la maionese fatta in casa

Domani sarà il 1° Maggio e se il meteo ci assiste sarà la giornata perfetta per una bella scampagnata con tanto di pranzo al sacco.
Nel pensare a qualcosa da proporvi per questa occasione, mi è venuto in mente che siamo all’inizio della Golden Week giapponese: un periodo in cui diverse festività nazionali (iniziando dal 29 Aprile fino al 5 Maggio) si susseguono dando così la possibilità a chi può di viaggiare e visitare il paese.
Complice il fatto che avevo appena preparato la maionese, ecco allora che nasce un o-bento che strizza l’occhio alla cucina fusion e non fa gridare all’attentato i fidanzati più scettici.

L’o-bento è il pranzo al sacco tipico dei giapponesi: ne esistono migliaia di versioni e la spettacolarità sta non soltanto nel gusto (come in tutti i pasti), ma anche nella presentazione del cibo, in quella della scatola e persino del foulard che la avvolge.
Le 2 scatole che ho usato sono a loro volta divise in due, in modo che il cibo non sia per forza tutto mischiato; e le ho riempite con:

  • 2 onigiri al salmone e maionese;
  • un po’ di riso avanzato con gomasio e umeboshi;
  • wurstel;
  • insalata russa;
  • pomodorini ciliegino;
  • frittata alla cipollina e spinaci;
  • pompelmo aromatico;
  • fragola.

Normalmente la farcitura dell’onigiri è tonno e maionese, ma ho voluto renderlo più interessante usando il salmone.

L’umeboshi è una specialità tipica giapponese e si tratta di prugne in salamoia che dopo il trattamento assumono un gusto acido e salato: mangiate a fine pasto sono una bomba per la digestione.

In pratica l’o-bento si trasforma così in un pasto completo: dal primo al digestivo!

Preparate un buon Sencha freddo e portatelo con voi: il suo sapore fresco si accompagnerà perfettamente ai sapori acidi e completerà gli altri.

Per armonizzare i sapori di questo ricco bento, Alba suggerisce in abbinamento un Colli Bolognesi Pignoletto, vino bianco, fresco di decisa sapidità e ritorni minerali.

Valeria

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Torta di riso bolognese (o degli Addobbi)

Ormai da qualche anno gravito nella zona di Bologna un po’ per lavoro, un po’ per il cuore, ma finalmente ho fatto il passo del cambio residenza e con il mio ragazzo ci siamo trasferiti in una mansardina del comune di Budrio. 🙂

Uno dei dolci simili, ma completamente diversi che ho potuto apprezzare qui è la Torta degli Addobbi: una torta di riso ricca e decisamente dolce che si discosta molto dalla torta di riso ligure che vi avevo proposto qualche tempo fa.

Il suo nome particolare deriva dal fatto che veniva preparata durante la Processione del Corpus Domini, dove sia la chiesa coinvolta sia le case sul percorso della processione venivano addobbate a festa. Era anche un modo per far visita a parenti, amici e vicini, visitando la casa adornata e gustando i pezzetti di torta di riso messi a disposizione degli ospiti con dei pratici stuzzicadenti.

La ricetta deriva dall’Accademia italiana di cucina con qualche variante.

Gustatela con una bella tazza di Darjeeling second flush, le cui note mandorlate e leggermente astringenti ben si sposano con il ricco sapore del dolce.

Alba propone in abbinamento un Albana di Romagna passito, vino dolce e avvolgente al palato, equilibrato da una verve fresca e minerale.

Valeria

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Risotto giallo ai funghi pioppini

Se state pensando in quale recondito angolo dell’armadio abbiate messo la trapuntina per il letto e la sera coprite i piedi con un morbido plaid sul divano davanti alla tv, quello che manca è proprio questa ricetta. Si tratta di un classico di stagione: un risottino ai funghi, dei funghi dall’aspetto grazioso e dal nome buffo.
I funghi pioppini sono davvero gustosi e dal tegame dove metterete a stufarli si sprigionerà un profumo intenso che ne anticipa la prelibatezza.
Godetevi il vostro risotto cremoso, il vostro piccolo preludio d’autunno.

Suggerisco in abbinamento un Ruché di Castagnole Monferrato, vino rosso dal profumo intenso e persistente, al palato è morbido e dal leggero retrogusto aromatico.

Valeria, invece, suggerisce una tazza di Assam TGFOP Mokalbari East, le sue note l’altare esaltano il gusto dei funghi.

Alba

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