Moqueca di gamberi baiana

Nel film Per Incanto o per Delizia Isabella è una bellissima ragazza di Bahia che è nata col “difettuccio” del mal di movimento: questa limitazione non le consente di giocare con gli altri bambini così passa la maggior parte del tempo in cucina, aiutata anche dalla benedizione della orisha Iemanjá. Crescendo diviene una cuoca provetta e una sposa passionale per Toninho, che però la tradisce. Fugge a San Francisco e qui esporta le sue ricette piene di passione e un pizzico di magia.

Il piatto che incanta l’America è la Moqueca de camarão: una preparazione tipica di Bahia dove i gamberi vengono cotti in un delizioso sughino a base di latte di cocco e olio di palma (qui sostituito da quello di oliva) e speziati dal fuoco del peperoncino Malagueta.

Il Malagueta è un peperoncino usatissimo nella cucina baiana, ma decisamente forte, tanto che nella scala di Scoville sta tranquillamente accanto ai peperoncini thailandesi con i quali condivide anche l’abbinamento al cocco e al pesce: non facile da trovare, vi consiglio comunque di non usarlo e di sostituirlo con un più abbordabile Cayenna o di eliminarlo del tutto e servire in tavola la vostra moqueca con accanto della salsa Tabasco da dosare a piacere.

Normalmente la moqueca è servita assieme a del riso e a uno speciale “streusel” chiamato Farofa (farina di manioca rosolata nell’olio e nel burro e aromatizzata con aglio e cipolla), ma in questo caso ve lo propongo come ricco secondo da gustare lentamente, magari imboccandosi e cercando di indovinare gli ingredienti, perché come dice Isabella: “E soprattutto… l’ingrediente finale… dividete il piatto con qualcuno che amate.”

Abbinate a questo piatto una tazza di Bao Zhong, tè oolong dalle note floreali che ben si sposano con il piccante, la dolcezza del cocco e l’inconfondibile gusto dei gamberi.

Alba propone in abbinamento un Verdicchio dei Castelli di Jesi, vino bianco pieno, caldo ed equilibrato, di manifesta freschezza e mineralità iodata.

Valeria

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Pasta e fagioli con zucca e bacon

C’erano una volta e…nonostante tutto ci sono ancora, non proprio famosi, parecchio bistrattati, ma ci sono!

Forse l’inizio è proprio questo, perché nel proporvi un primo piatto non mi sento molto americana, ma ho deciso che nel raccontarvi di questo “Scambio Colombiano” si dovesse partire da qualcosa di noto: nel medioevo la zucca e i fagioli erano noti e utilizzatissimi, ma c’è un ma…non erano questi!

Come a volte vi ho accennato la zucca conosciuta era la Lagenaria (un esempio è la zucca siciliana), mentre le mille specie che possiamo trovare oggi sui nostri banchi (tra cui anche la tipica di Halloween) discendono da quelle americane.

Stessa storia vale per i fagioli! Per secoli gli Europei, spesso nelle classi più povere, hanno trovato sostentamento nei fagioli del genere Vigna (i “Fagioli dall’occhio”), mentre ormai per noi, quando si parla di fagioli, ci si riferisce ai borlotti, ai bianchi di Spagna e a quelli di Lima tutti del genere Phaseolus che arrivò dal Nuovo Mondo e che soppiantò il Vigna grazie alla sua resistenza e sopratutto alla sua rendita.

Il Fagiolo di Spagna (Phaseolus coccineus) di cui esiste la famosa varietà Corona, originario dell’America centrale ha la particolarità di resistere meglio alle basse temperature dei suoi “fratelli”, ma prima che fosse impiegato come alimento fu impiegato come…pianta ornamentale! La spettacolarità dei suoi fiori, sia rossi che bianchi, infatti ne fece oggetto di collezione.

Infine per rimanere in tema ho voluto aggiungere un bel peperone rosso (sarà per il clima pazzerello, ma ancora resistono abbondanti sui banchi del mercato) e del peperoncino che, indovinate un po’, sono originari in tutto e per tutto del Nuovo Mondo.

Come abbinamento scegliete una tazza di Assam, tè nero indiano che con le sue note maltate sostiene il gusto del bacon e la cremosità finale del piatto.

Alba propone in abbinamento un Verdicchio dei Castelli di Jesi, vino bianco dal sorso avvolgente, morbido e di sapida mineralità.

Valeria

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