Spaghetti di kamut al pesto di radicchio e noci pecan con punti di riduzione al balsamico

Amo gli uomini che sanno cucinare.

Intendiamoci: non mi riferisco a quelli che cucinano per la sopravvivenza né a quelli che lo fanno per mestiere.

I cuochi per professione sono spessi stanchi, sono sempre attenti a mille dettagli, fanno un lavoro faticoso e fisicamente impegnativo. Insomma è comprensibile che non abbiano voglia di portarsi il lavoro anche a casa.

I cuochi per sopravvivenza invece annaspano in frigo o in dispensa alla ricerca della scatoletta di tonno o del pesto industriale mentre lo scolapasta fumante raccoglie in attesa una poltiglia scotta e collosa. Se presi dallo sconforto finiscono per scongelare la parmigiana di melanzane di mammà.

Ma c’è anche di peggio: i cuochi per vanità, quelli che si credono Massimo Bottura.

Li riconosci subito perché vanno fieri della loro sapienza: hanno imparato a preparare un paio di piatti della tradizione (di solito carbonara e matriciana) e non vedono l’ora di dartene prova. Spendono da Eataly per gli ingredienti migliori: la pasta di Gragnano, le uova biologiche, la passata Mutti, il guanciale fresco, il parmigiano Vacche Rosse 30 mesi di stagionatura. Peccato che dopo la loro personale prova di abilità ai fornelli, tra schizzi ovunque e padelle rigate, la performance sia deludente e le aspettative tristemente inappagate.

Quando dico che amo gli uomini che sanno cucinare, mi riferisco ad altro. Mi riferisco a quelli che si muovono a proprio agio nello spazio, che fanno gesti sicuri e senza impaccio. Quelli che ti guardano e sorridono mentre assaggiano per sentire se la pasta è giusta di sale. Perché cucinare per qualcuno che ha fame è maledettamente attraente, chiedete pure a Scarlett, lei lo sa.

Consiglio in abbinamento un Pigato della Riviera Ligure di Ponente, vino bianco dal sorso armonioso, morbido e di moderata acidità. Il finale è piacevolmente sapido con nuance ammandorlate.

Valeria suggerisce un Japan Yonkon, tè verde giapponese dai sapori cinesi.

Alba

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La ricetta di un burger vegetariano per un #Planet5050 by 2030

Eccoci di nuovo alla nostra consueta ricetta “in rosa” per la Festa della Donna, uno spazio in cui lasciamo un po’ da parte l’aspetto prettamente culinario per parlare di un argomento che il più delle volte viene preso sottogamba gli altri 364 giorni e che molte delle pratiche quotidiane a cui siamo abituate non fanno che inasprire: la discriminazione e l’uguaglianza di genere.

Le donne hanno diritto al pieno e uguale godimento di tutti i loro diritti umani e di essere libere da ogni forma di discriminazione. Tuttavia, la discriminazione nei confronti delle donne persiste in molte aree, direttamente e indirettamente, attraverso le leggi, le politiche, le norme sociali, le pratiche e gli stereotipi di genere. L’uguaglianza di genere di fronte alla legge non significa necessariamente che le donne in pratica hanno pari opportunità.

Questa infografica delle Nazioni Unite dà un’occhiata più da vicino alle varie forme di discriminazione che le donne devono affrontare nel mondo (quindi anche da noi).
Infographic: Human rights of women

Mentre questa ci dà l’idea che l’uguaglianza di genere è ancora lontana.
Infographic: Gender equality – Where are we today?

La ricetta di oggi è volutamente “maschile” nell’aspetto, in quell’ottica in cui si vuole i pub e le paninoteche frequentate da uomini, “violenta” per quel coltello piantato come se nulla fosse ed “eccessiva” per quell’idea che le donne non possono e non devono mangiare, ma il tutto è in versione vegetariana… quasi un affronto allo stereotipo; gli ingredienti usati vengono quasi tutti da imprese femminili, dal commercio equo-solidale e dal BIO (per identificare le imprese femminili rivolgetevi ai commercianti o alla camera di commercio).

La ricetta della polpetta di barbabietola è tratta dritta dritta da Clea, autrice del blog Clea Cuisine.

Gli ingredienti sono per 6 panini, numero ideale da dividere tra amiche e amici o tra parenti, in una convivialità che esige l’aiuto in cucina, la condivisione e la discussione. Da bere potreste scegliere la classica birra Porter, o una tazza di Kukicha tostato, tè giapponese dal gusto forte e dolciastro con una delicata nota di caffè che ricorda il cioccolato fondente o , come consiglia Alba in abbinamento, un Sannio Falanghina, vino bianco dall’assaggio fresco, scorrevole e sapido in chiusura.

Valeria

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Tesori di baccalà al Cointreau con cuore di bufala su salsa agrodolce al dragoncello

Quando decidiamo di indire un contest qui su Passioni da Bere, il principale scopo è quello di divertirsi e mettersi alla prova. Così per il nostro menù di Capodanno sia io che Alba ci siamo cimentate in due versioni della nostra idea di “Baccalà&Bufala”.

Questo antipasto si muove attraverso sapori forti e contrastanti, tutti volti a esaltare la voluttuosa scioglievolezza della mozzarella di bufala. Una delle regole per assaporare questo piccolo gioiello italiano è di non mangiarlo freddo di frigo! Molto meglio tiepido o, esaltazione, fumante e filante.
La scelta di racchiudere dei bocconcini in scrigni bollenti rimanda a questo scopo: un ambiente caldo e protetto dove la bufala schiuderà tutti i suoi aromi.

Gli scrigni dalle profonde note gustative natalizie, sono morbidi, ma con una sottilissima panatura croccante, mentre la salsa completa questo quadro gustativo complesso e unico. Se non siete sicuri sul sapore del dragoncello (a volte chiamato Estragone) vi consiglio di usarlo dapprima in altre ricette per capire se vi piace (provatelo ad esempio con una semplice insalata di carote all’aceto).

Accompagnate questo antipasto con una tazza di Darjeeling SF – FTGFOP1 – Castleton, tè nero indiano dalle leggere note agrumate che ben si sposa con la complessità del piatto.

Alba suggerisce in abbinamento un Franciacorta Brut Rosè, spumante di raffinata eleganza, fresco, minerale, dal perlage fine e persistente.

Valeria

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Insalata di fave, agretti e pecorino romano

Ecco un contorno primaverile allegro, verde, sano e perfetto per la tavola di Pasqua.

Appartengo a quella scuola di pensiero che sostiene che i piatti più semplici siano anche i più buoni. E in effetti questa ricetta di tradizione contadina è composta da pochi ingredienti di base che serviti insieme si trasformano in un piatto stuzzicante.

Fave e pecorino sono un binomio irrinunciabile per la gita fuori porta del primo maggio nelle campagne romane mentre gli agretti sono una delizia anche saltati in padella con olio e aglio.

Non vi resta che affettare del fragrante pane casareccio e versare il vino 😉

Per le note verdi e amarognole delle fave e per la sapidità del formaggio stagionato e grasso, suggeriscono di stappare un Frascati Superiore, vino bianco dal sorso fresco e dal piglio sapido.

Valeria, invece, suggerisce una bella tazza di Japan Yonkon che con le sue note erbacee e dolci ben si accosta al formaggio e alle verdure.

Alba

Insalata di fave, agretti e pecorino romano - Foto di Walter Romano
Insalata di fave, agretti e pecorino romano – Foto di Walter Romano

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Tagliata di manzo con salsa di scalogni in riduzione di balsamico

La ricetta di oggi nasce dalla voglia di bere bene, di stappare una bottiglia di buon Chianti e assaporare il gusto succulento di una bella tagliata preparata a dovere.

Innanzi tutto stappate la bottiglia e ammirate il rubino luminoso versato nel calice.

Mentre cucinate sorseggiatelo con calma e godetevi tutti i passaggi della preparazione del piatto:

l’odore penetrante dell’aceto balsamico che si trasforma in sapore delicatamente agrodolce dopo la riduzione, il profumo inconfondibile del rosmarino, il suono dello sfrigolio della carne sulla griglia che si scotta all’esterno restando succosa all’interno.

La tagliata è una di quelle portate che di solito ordino al ristorante ma visto che la voglia di primavera si fa prepotente, sarebbe piacevole pensare di allestire il primo barbecue della stagione in terrazzo o in giardino.

Personalmente amo la cottura al sangue ma naturalmente potrete scegliere il gradi di cottura che preferite anche se vi consiglio di non esagerare per evitare che si indurisca.

Come vi dicevo, consiglio di accompagnare la tagliata con una bottiglia di Chianti Classico, vino rosso caldo e morbido, sapido e persistente dotato di una elegante componente tannica.

Valeria invece suggerisce, per chi non potesse gustare un calice di vino o, semplicemente, per cambiare un po’, una tazza di Red Mao Feng, tè rosso dello Yunnan con carattere.

Alba

Tagliata di manzo con salsa di scalogni in riduzione di balsamico - Foto di Walter Romano
Tagliata di manzo con salsa di scalogni in riduzione di balsamico – Foto di Walter Romano

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Scrigni con porri, timo e gruyère

Scrigni con porri, timo e gruyère - Foto di Walter Romano
Scrigni con porri, timo e gruyère – Foto di Walter Romano

Questo piccolo rustico piuttosto aromatico è un connubio di sapori appartenenti tutti alla stessa famiglia: porri, scalogni e cipolla. La cottura lenta permette di perdere le asperità e di rivelarne tutta la loro naturale dolcezza. Si sposano meravigliosamente col sapore deciso del gruyère e hanno un aspetto delizioso se presentate in mono porzioni.

Io ho usato stampi da 9 cm di diametro, ma potreste anche realizzarle in formato mini aiutandovi con un tagliapasta e con degli stampini piu’ piccoli.

A Bologna hanno rubato la scena da protagonisti soprattutto dietro le quinte, infatti sono stati molto apprezzati da chi ci ha aiutato con la logistica dell’allestimento e dalle ragazze di StregaTe.

Stuzzicanti e dal tocco intenso del timo, sono perfetti per un buffet o da servire come antipasto durante un pranzo o una cena informale.

Per la tendenza dolce delle cipolle arricchita però dall’aromaticità del formaggio e del timo ho scelto in abbinamento un Alto Adige Kerner, vino bianco, fresco, di discreta morbidezza e buona struttura.

Valeria invece propone un Yunnan sticky rice tea: tè verde pressato dal gusto di riso.

Alba

Scrigni con porri, timo e gruyère - Foto di Walter Romano
Scrigni con porri, timo e gruyère – Foto di Walter Romano

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